Il Regno Unito esce dall’UE

Prima conseguenza per il sistema bancario sarà il trasferimento delle sedi delle filiali presenti nella City ( e quindi riduzione dei livelli occupazionali)
Ma la conseguenza più drammatica riguarderà i titoli azionari delle banche italiane: la Brexit invoglia quindi gli investitori (soprattutto istituzionali) ad indirizzarsi verso azioni di qualità (quali non sono quelle di quasi tutte le nostre banche ) ed evitando progetti legati alla stessa Eurozona (tra cui le obbligazioni). Come in tutte le situazioni di crisi l’idea è quella di preferire la sicurezza, ponendosi l’obiettivo non di guadagno, ma di salvaguardia.
Poi L’uscita dall’Ue implichera’ una minore crescita per l’export italiano verso Londra di circa 1-2 punti percentuali nel 2016, pari a 200-500 milioni di euro in meno beni esportati. Per i primi due anni, gli effetti sarebbero comunque ridotti perché bisognerebbe prima definire i tempi e le modalità dell’uscita della Gran Bretagna. Già nel 2017, SACE prevede una contrazione del 3-7% per l’export italiano verso il Regno Unito, equivalente a circa 600-1.700 milioni di euro in meno di prodotti esportati. I settori più colpiti saranno il turismo e tutto ciò che attiene al “Made in Italy”
Sempre secondo Nomisma, sarebbe la Basilicata la regione a soffrire di più, perché percentualmente più esposta. Quasi il 15 per cento dell’export lucano, infatti, va in Gran Bretagna: soprattutto auto Fca “Made in Melfi”. Seguono l’Abruzzo, il cui settore manifatturiero va per il 10,6 per cento nel Regno Unito, per un totale di 778 milioni, e Campania, il cui export Oltremanica nei settori di agricoltura e pesca sfiora il 12, 6 per cento, pari a 55 milioni. In termini assoluti, invece, a farne le spese saranno le regioni del Nord: Lombardia, che esporta Oltremanica per 5,3 miliardi di euro, seguita da Veneto e Emilia-Romagna a 3,4 e Piemonte a 2,4

I cittadini britannici hanno deciso: il Regno Unito deve uscire dall’Unione europea. I sondaggi della vigilia sono stati sorprendentemente smentiti, con il voto verso il Leave molto più diffuso del previsto.
Le grandi città non sono bastate a frenare l’ondata antieuropeista e l’Ue si è svegliata con un membro in meno (e molti sogni in via di sgretolamento).
CAMERON VERSO LE DIMISSIONI. Non appena i risultati del referendum si sono stabilizzati, verso le cinque della mattina, le prime conseguenze della Brexit hanno iniziato a manifestarsi: le Borse asiatiche sono in fortissima perdita, mentre la sterlina crolla e va ai minimi del 1985.
Mentre il mondo osserva con timore, allibito, e David Cameron resta chiuso nel silenzio – ma le sue dimissioni sono considerate più che probabili – l’unico a festeggiare è Nigel Farage, leader del partito indipendentista Ukip: «Questo è l’Independence Day. Ora possiamo osare sognare».
INSTANT POLL CLAMOROSAMENTE SBAGLIATI. Alla chiusura dei seggi non ci sono stati exit poll. YouGov ha curato un instant poll, cioè un sondaggio lampo, secondo cui i sì (Remain) si sarebbero attestestati al 52% e i no (Leave) al 48%.
Ma i conteggi arrivati dalla città di Sunderland sono andati nella direzione opposta. Il Leave ha vinto con il 61,3% delle preferenze, staccando largamente il Remain (38,7%). A Newcastle Upon Tyne, invece, vittoria risicata per la permanenza nell’Unione, con il 50,7% dei consensi.
A livello generale, quando sono state scrutinate circa 20 milioni di schede, il Leave è avanti con il il 52% dei voti. Fino alle 3.30 aveva condotto la sfida, poi con l’ingresso di Glasgow e Londra era stato superato del Remain. Ma i risultati successivi dello spoglio hanno capovolto nuovamente la situazione.
AFFLUENZA AL 70%. L’affluenza non ha superato il 70%. Le stime di SkyNews,basate su dati parziali, lasciavano presagire un livello molto più alto, ma sono state smentite col passare del tempo.

 

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